Passeggiata quartese al fuso di cepola.

Perché dedicare del tempo a passeggiare nella propria città?
Che cosa significa mantenere in vita un bene storico, una tradizione, l’uso di una lingua?
Che valore ha sentire il racconto che fa tornare alla memoria una cosa che non si sapeva più?
Che sensazioni produce?
Domenica 21 maggio, queste erano le riflessioni al termine della prima “passeggiata quartese”.
La serata è stata ricca di gente (circa 50 persone, molte di più di quante potessimo attenderne), di incontri preziosi, di racconti e di commenti.
Tutto questo ha lasciato in noi una bella sensazione di condivisione della memoria storica di luoghi e fatti.
Ricorderemo:
– lo stupore davanti alla chiesa più antica di Quartu, che solo pochi avevano già visto
– la meraviglia di scoprire che quel muro in ladiri fatiscente, che guardiamo distratti ogni giorno, è stato convento, poi distilleria e poi anche fabbrica di bibite, luogo produttivo per moltissimi quartesi, lungo la storia
– l’amarezza per lo spreco di beni storici non visitabili o lasciati a decadere
– la gioia di essere accolti dentro una casa campidanese col fuoco acceso e poter frugare fra oggetti e cimeli di una famiglia
– il rammarico di constatare che la pietra miliare con il numero romano IV, che dà il nome a Quartu, è dispersa e sul posto c’è un anonimo lastricato di marciapiede. Più in là una brutta copia moderna, che nessuno vede e nessuno riconosce.
– La sorpresa nel visitare una cantina antica e attiva, presso cui sentire una poesia dedicata alle uve, nella nostra lingua, il sardo
– La gioia di assaporare il vino offerto e il buon pecorino della nostra tradizione sarda

Per tutto questo ringraziamo i cittadini del quartiere di S. Maria Cepola che si sono prodigati per la nostra consapevolezza:
signor Benone, da sempre custode volontario della chiesa di S. Maria;
Valentino Murgia, nostra guida nella passeggiata, patrimonio di aneddoti e bravo lettore di poesia sarda;
Marino Murgia, affabile e ospitale proprietario di una bella casa campidanese;
Anna Rita Fois e la sua famiglia, che ci ha aperto la loro attività di produzione di vini e ci ha concesso di chiudere nella bellezza della convivialità;
Raimondo Perra, amico caro e autore de “Is gocius de is axinas”.
Un popolo che non tiene in considerazione la propria storia, non ha futuro. Nessuna pianta potrebbe vivere staccata dalle proprie radici.
Prendiamo questa esperienza come stimolo ad impegnarci, tutti noi cittadini, a riconoscere e a dare valore alla nostra storia e alla nostra Città.
PS: molti dei beni di questa passeggiata sono aperti sabato 27 e domenica 28 maggio, nella manifestazione “Monumenti aperti”. Vi suggeriamo di approfittarne!

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